ANTONIO TOMBA 1849-1899

Nel 1873, Antonio Tomba a 24 anni, partì dalla sua Valdagno per l’Argentina. Si stabilì nella provincia di Mendoza per dedicarsi alla viticultura. Aprì una cantina (bodega) nel comune di Godoy Gruz che prese il suo nome, e cominciò a crescere allo stesso ritmo della città e del paese. Tomba muore nel 1899 in viaggio per Valdagno, e allora i lavoratori della cantina decisero di fondare una squadra di calcio in suo onore chiamata "Deportivo Bodega Antonio Tomba". Poco tempo dopo, si creò un’altra squadra, "Sportivo Godoy Cruz", e finalmente nel 1930 le due squadre si unirono nel "Club Deportivo Godoy Cruz Antonio Tomba”. Dal 1944 il Godoy Cruz ha vinto parecchie volte la lega locale, ha poi disputato molti campionati “Nacional B” e nel 2005-2006, dopo aver vinto lo scudetto della serie B del calcio argentino, è stato promosso per la prima volta nella sua storia in Primera Division (Serie A Argentina).

 

Antonio Tomba di Valdagno, imprenditore vitivinicolo che sbarcò a Buenos Aires nel 1873, fu il primo a costruire a Mendoza un “vindotto” che portava il vino dalla sua cantina fino alla stazione del treno, che poi distribuiva il vino in tutto il territorio dell’Argentina. Nel 1880 è pomposamente nominato “Re del Vino” dall’allora presidente Roca.

 

La morte di Antonio Tomba avvenne nel 1899 mentre era a bordo della nave che lo stava riportando in Italia. Era gravemente malato e prima della sepoltura in mare, come da sua volontà, gli venne espiantato il cuore che venne trasferito presso il cimitero di Valdagno dove attualmente è ancora conservato. Oltre alle sue notevoli doti imprenditoriali che gli permisero di realizzare una delle aziende vitivinicole più grandi del mondo, la sua figura viene ancor oggi ricordata per le molte istituzioni che vennero fondate grazie alla sua generosa iniziativa. Fra le tante opere benemerite riconducibili ad Antonio Tomba, meritano di essere citate l’ospedale El Carmen (Primo Ospedale di Mendoza), inaugurato un anno dopo la sua morte, l'edificio del Consiglio Deliberante del Dipartimento di Godoy Cruz, la donazione di terreni per la costruzione delle abitazioni degli impiegati del Consiglio e anche la fondazione di una squadra di calcio che oggi porta il suo nome e che milita nella massima serie Argentina ("Club Deportivo Godoy Cruz Antonio Tomba”).

ANTONIO TOMBA, UN EMIGRANTE ITALIANO ALLA CONQUISTA DELL'ARGENTINA
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ANTONIO TOMBA, UN EMIGRANTE VALDAGNESE

ALLA CONQUISTA DELL’ARGENTINA

Venerdì 12 agosto, alle ore 19, presso il Palazzo Municipale di Godoy Cruz é stato presentato la versione in lingua spagnola del libro ‘Antonio Tomba, un emigrante valdagnese alla conquista dell’ Argentina’. L’opera scritta dal studioso valdagnese Giorgio Trivelli, ed editato nel 2007 dal Comune di Valdagno in collaborazione con la Provincia di Vicenza l’Ente Vicentini nel Mondo ed il Lions Club Valdagno, racconta la storia dell’imprenditore Antonio Tomba uno dei ‘padri’ della vitivinicoltura argentina.

 

L’edizione spagnola del libro é stata fortemente voluta dal Comitato delle Associazioni Venete dell’Argentina (CAVA) e dall’Ente Vicentini nel mondo, che hanno interessato il Municipio di Godoy Cruz. L’Ente Vicentini nel Mondo ha contribuito alla traduzione del libro in lingua spagnola e il CAVA e il Municipio di Godoy Cruz hanno contribuito alla stampa del volume con l’auspicio anche del Consolato d’Italia a Mendoza.

 

La cerimonia di presentazione del libro é stata aperta dagli interventi di saluto del Sindaco di Godoy Cruz Alfredo Cornejo , dal Presidente del Ente Vicentini nel Mondo Giuseppe Sbalchiero e dall’On. Ricardo Merlo parlamentare italiano eletto in Sudamerica. Un pubblico numeroso, più di 200 persone (tra cui i discendenti di Antonio Tomba e dei suoi fratelli e i membri del direttivo del CAVA) , ha seguito attentamente la presentazione dell’Arch. Ferruccio Zecchin (Commissione Cultura dell’Ente Vicentini nel Mondo) che assistito dalla dott.ssa María Celeste D’Inca (nella traduzione allo spagnolo) ha illustrato il contenuto dell’opera.

 

‘Abbiamo voluto con questa iniziativa rendere omaggio a un emigrante veneto che non solo é stato un imprenditore di successo, ma anche un cittadino essemplare, fondatore del primo Ospedale di Mendoza –El Carmen-, di una squadra di calcio che oggi gioca nella serie A –il Godoy Cruz Antonio Tomba-, e la prima associazione degli italiani residenti a Mendoza’- ha dichiarato il Presidente del CAVA Mariano Gazzola.

LA STORIA DI ANTONIO TOMBA:

EMIGRANTE IRREQUIETO E PADRE DEL VINO ARGENTINO

Una storia vera che sembra la trama di film d’azione quella del valdagnese Antonio Tomba, partito squattrinato all’età di ventiquattro anni per l’Argentina e divenuto in poco più di dieci anni il re del vino della terra che aveva adottato come seconda patria. Una patria, l’Argentina, che in poco più di cinquant’anni, dalla metà del XIX secolo ai primi del novecento, ha visto decuplicare la sua popolazione, passando dagli ottocentomila originari abitanti a ben otto milioni. Un risultato raggiunto grazie agli emigranti, molti dei quali provenienti da un Veneto che si andava spopolando dopo l’unificazione con il Regno di Italia. Ma sebbene la motivazione del giovane Antonio non fosse diversa da quella dei suoi compagni di viaggio – fare fortuna nel nuovo mondo – le loro storie differivano già sottilmente. Quella di Antonio Tomba, infatti, è la storia di un ragazzo coraggioso e intraprendente, ma insofferente alle regole e al controllo e con una spiccata sensibilità nei confronti dell’abuso di potere. Proprio a questa sua irrequietezza, che le poche fonti su di lui ci tramandano concordi, dovrebbe attribuirsi il repentino abbandono degli studi e della dura – all’epoca – disciplina scolastica che comprendeva punizioni e umiliazioni fisiche in quantità. Spinto fin dalla gioventù ad avviare attività ed ad interromperle repentinamente per passare ad altre, spingendosi sempre più lontano da casa – la sua famiglia, benché molto numerosa, era benestante e contava tra i primi proprietari d’opifici nella zona di Valdagno – fino a giungere, nel 1873, su un molo di Genova. In partenza per l’avventura e per l’ignoto. Il viaggio, durato trentasei giorni e ricordati dallo stesso Tomba come i peggiori che avesse mai vissuto, non fiaccarono lo spirito d’avventura e l’intraprendenza del giovane emigrante. Per dieci anni Tomba venne risucchiato nella sequela di impieghi più o meno manuali che si offrivano ai nuovi arrivati ma fu l’apertura del cantiere ferroviario che doveva collegare Buenos Aires a Mendoza a rappresentare l’occasione del successo. Accaparratosi progressivamente il rifornimento alimentare dei cantieri, accumulò una fortuna che fu pronto a reinvestire al capolinea dei lavori. E’ a Mendoza, infatti, che Antonio Tomba reinvestì i proventi dell’approvvigionamento acquisendo vaste estensioni di suolo agricolo. Al coraggio dell’impresa seguì l’intuizione di convertire quelle vaste pianure alla cultura che Tomba conosceva bene: il vino del suo Veneto. Ed è proprio dal Veneto che arrivarono tecnici e agronomi che trasformarono la terre di Antonio Tomba in tenute moderne ed efficienti, capaci di produrre abbastanza da giustificare un impianto di pompaggio – un vero e proprio vino-dotto – che collegava la tenuta alla stazione. Abbastanza da spingere il presidente argentino Julio Roca a incoronare Antonio Tomba “re del vino”. Ma Tomba, sebbene gli arridesse il successo, era nato sotto il segno dell’incertezza e del moto irrequieto. Più volte di spola tra Veneto e Argentina, sentendosi vicino alla morte volle intraprendere l’ultimo viaggio verso la casa natia. Ma, come per una strano scherzo del destino, la morte lo colse sul piroscafo, a metà strada. Venne sepolto in mare; a cavallo di due mondi che erano stati entrambi suoi.

 

Giorgio Trivelli: Antonio Tomba. Un emigrante valdagnese alla conquista dell’Argentina